Moise Kean torna a far parlare di sé trascinando la Juventus nelle sei vittorie di fila prima della pausa per i Mondiali giocati in Qatar. Ma in molti non sanno da cosa dipese il suo addio ai bianconeri.
Il calciatore italiano nel 2019 era stato ceduto all’Everton per ritornare clamorosamente più maturo a Torino due stagioni dopo. Ma come mai se ne andò?
A chiarire le cose ci pensa suo fratello Giovanni Kean che ha parlato in un’intervista a Tuttosport. Questa ha specificato: “Ci era rimasto molto male Moise, perché avvertiva la sincera fiducia della società. Ma non rientrava nei piani di Maurizio Sarri, così il club aveva dovuto trovare una soluzione a questo problema. Che goduria l’ultimo turno di campionato, vedergli segnare una doppietta alla Lazio proprio sotto lo sguardo del tecnico“.
Il calciatore ha dimostrato di essere al livello della Juventus, meritandosi di stare in mezzo a campioni come Arkadiusz Milik e Dusan Vlahovic, senza sfigurare. Bravo ad attaccare la profondità è un ragazzo in grado di fare la differenza quando scatena la sua esplosività fisica. Rapido e dotato di fisicità è riuscito a dimostrare di essere bravo nel cambiare passo, saltando l’avversario e riuscendo a dimostrarsi professionista serio. I 6 kg persi durante l’estate ne dimostrano ancora una voglia.
Col ritorno di Angel Di Maria ora con Moise Kean cosa succederà? L’attaccante cresciuto nelle giovanili della Juventus è un ragazzo molto serio e soprattutto un professionista che lavora duro per la sua crescita personale. Giocatore intelligente va ricordato che inoltre è un classe 2000 molto giovane e di prospetto nonostante l’età ha poi collezionato già molta esperienza riuscendo a dimostrarsi calciatore di assoluta credibilità.
La sua forza tecnica rimarrà utile alla Juventus in futuro e dunque è impensabile ora immaginare una cessione anche a margine di un’offerta importante. Inoltre ha dimostrato di sapersi adattare giocando sia come prima che come seconda punta e addirittura come ala sinistra quando era necessario dimostrando di essere un calciatore pronto a mettersi a disposizione. E questa è sicuramente una facoltà che non si può evitare di considerare in un mondo competitivo come quello delle grandi squadre.
Max Allegri ha dimostrato di credere tantissimo in lui, addirittura nel 2016 quando il calciatore aveva appena 16 anni lo ha mandato in campo e permesso di diventare il primo nato dopo il 2000 a segnare in Serie A. Vedremo quanto spazio avrà nella seconda parte di stagione.
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