Abbiamo raggiunto in Esclusiva Antonio Pettinato autore del libro Il Destino di Onit che oltre della sua opera ci ha parlato anche dei Mondiali che si stanno giocando in Qatar e che hanno suscitato grandi polemiche.
Sig. Pettinato seguirà i Mondiali nonostante l’assenza dell’Italia?
Ho seguito solo la cerimonia di apertura poiché era solo uno spettacolo e tale in effetti si è dimostrato peraltro, a parer mio, davvero molto bello e suggestivo. Che sia una prova generale per ospitare le prossime Olimpiadi? Non sto seguendo per nulla le varie partite ma la sera a volte seguo la trasmissione di analisi e commenti su RAI 1.
Che ne pensa di tutte le polemiche legate al Qatar per questo Mondiale?
Ritengo che siano polemiche del tutto fondate anche se penso che il tentativo di “esportare” la democrazia e il modello di civiltà occidentale (vedi guerra in Iraq, l’Afghanistan, ecc.) si sia dimostrato fallimentare. L’ideale per me è rappresentato da una pacifica convivenza tra i vari modelli di civiltà nel rispetto delle rispettive differenze: il mondo è bello perché è vario!
Lei è un grande tifoso della Juventus, cosa ne pensa di questa partenza di stagione?
Molto problematica come, del resto altre volte, anche se poche. Ma sono d’accordo con Galeone, antico maestro dell’attuale allenatore della Juve, quando dice che adesso Allegri “ha trovato il bandolo della matassa”! Anche se sembrerà un’eresia e del tutto inverosimile io sono convinto che da gennaio in poi sarà un altro campionato, soprattutto con Chiesa, Pogba e Di Maria a pieno regime e la Juve lotterà per lo scudetto: al Napoli quando sta troppo in alto ad un certo punto gli vengono i…….capogiri!
Il Destino di Onit è il suo ultimo libro, ce lo racconta?
Il libro, edito dalla casa editrice Santelli di Milano e pubblicato nel febbraio 2022, racconta la travagliata, quanto appassionante, storia del rapporto complesso e profondamente edipico tra un figlio (Onit) e sua madre (Technet) durato, quasi, un’intera vita in un alternarsi di vicende e momenti intensamente caratterizzati sul piano della dolcezza e dell’affettività e momenti altrettanto fortemente caratterizzati sul piano della violenza fisica e del senso di possesso e soffocante predominio, il tutto in assenza di una figura paterna capace di incidere e mediare sulle dinamiche evolutive del figlio e sulla strutturazione della sua personalità.
La morte e la sepoltura di Technet, momento con cui inizia e termina il libro, vengono, alla fine, percepite da Onit, oltre che come situazioni spirituali umanamente tristi, soprattutto come il momento della sua autentica liberazione da situazioni che l’avevano soggiogato per tutta la sua vita. La vicenda umana e personale si svolge in un piccolo e sperduto borgo di un paese collocato nel pianeta Aret, gemello della Terra, nella Costellazione di Andromeda, del quale vengono raccontati e descritti usi, costumi, tradizioni, riti e personaggi negli anni ’50 del secolo scorso quando ancora l’economia, di tipo autarchico, era fondata quasi esclusivamente sull’agricoltura.
La “bellezza” e la “bontà” della civiltà contadina, autorevolmente sostenute anche in termini letterari e cinematografici, ne escono fortemente ridimensionate dopo averne evidenziato anche gli aspetti di incultura, di violenza, di ritualità riconducibili a remote epoche: l’opera, quindi, non è una nostalgica rivisitazione della civiltà contadina ma il sezionamento della sua intrinseca crudeltà e la sua conseguente smitizzazione e nella quale convivevano, da una parte, amore e solidarietà e dall’altro, odio, sangue, violenza e morte. Il libro, alla fine, è un affresco, a volte a tinte forti e altre volte tenere e dolcissime, non escludendo momenti di amore, sessualità ed erotismo, di un borgo (Ipul) dove negli anni ’50 si viveva in pieno Medioevo mentre solo qualche decennio dopo l’uomo aretiano fece passi da gigante sul piano culturale e tecnologico con velocità esponenziale e inimmaginabile, con testimoni, unica generazione nella storia dell’uomo, degli attuali sessanta/settantenni!